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La nuova "casa rossa", punto di riferimento dei genovesi, è stata riprogettata da La Band degli Orsi, l'associazione che cura accogliendo. Dopo aver aperto e allestito altri spazi di accoglienza diurna e notturna per i fratelli e le sorelle dei piccoli ricoverati, ma anche per le loro mamme e papà, ora ha aperto un nuovo rifugio per famiglie restituendo alla città un vecchio edificio abbandonato da anni.
Genova - “C’era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina…”. Il soffitto e la cucina però qui ci sono e profumano di legno, così come le undici camere, il mini appartamento e l’ampio open space con area giochi e sala da pranzo. È il Covo degli Orsi, sognato e voluto dall’associazione genovese La Band degli Orsi: un nuovo centro di accoglienza per i familiari dei piccoli ricoverati al Gaslini, inaugurato l’11 maggio nella storica “casa rossa” di Sturla, in via del Tritone 2, proprio davanti al mare e a pochi passi dall’ospedale pediatrico.
Un cantiere navale prima e un’azienda siderurgica specializzata nella lavorazione dell’acciaio poi. Ora qui sorge una casa colorata e accogliente in cui, oltre agli undici alloggi, le famiglie ospiti potranno contare su supporto psicologico, legale e medico. Un grande progetto di rigenerazione urbana che – a quasi cinque anni dalla sua prima stesura e a solamente un anno dalla posa della prima tavola in legno – ha visto la radicale trasformazione di un edificio da cui a fine ottocento uscivano barche pronte a salpare e che da oggi sarà un punto di riferimento per tante famiglie durante il ricovero dei propri piccoli.
«Il progetto ha rispettato la struttura originaria – mi spiega una volontaria mentre mi accompagna a esplorare gli spazi – e sono stati scelti materiali ecologici e finiture in abete rosso». Sono proprio loro, insieme ai mobili e agli arredi donati da IKEA, che sprigionano un profumo di legno che rilassa e fa sentire a casa. «Tutto quello che si vede qui dentro è stato fatica e dono: la fatica di chi l’ha voluto e desiderato a tutti i costi e il dono di tutti coloro che hanno aiutato, offerto, donato».
Una valigia fatta in fretta, un volo o un lungo viaggio in treno per raggiungere l’ospedale. Proprio lì si scopre che il proprio figlio dovrà seguire un percorso terapeutico lungo o subire un intervento d’urgenza. Mentre il bambino è ricoverato, cosa accade alla famiglia che l’ha accompagnato a Genova? Con la testa piena di preoccupazioni, mamme e papà vagano alla ricerca di soluzioni ed è qui che viene in aiuto La Band degli Orsi, nata proprio per prendersi cura di chi sta affrontando un momento profondamente critico della propria vita.
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Il Covo degli Orsi è un nuovo rifugio per famiglie ed è la settima struttura in città aperta da La Band degli Orsi. L’associazione, in questi primi vent’anni dalla sua fondazione, ha dato accoglienza e sostegno a migliaia di genitori dei pazienti del Gaslini. E proprio al covo sarebbe bello che gli abitanti del quartiere e non solo venissero a scambiare due chiacchiere con chi è ospite, per alleggerire le tante mamme e papà che stanno vivendo un periodo cupo.
«L’idea di questo progetto si fonda non solo sul fornire un alloggio alle persone provenienti da fuori Genova, ma di sollevarle dalle difficoltà quotidiane e supportarle durante il percorso di guarigione dei figli, soprattutto se lungodegenti», dichiara Edoardo Garrone, direttore dell’ospedale Gaslini.
«Oggi riusciamo a vedere alcune cose che vent’anni fa non vedevamo – sottolinea il prof. Bruschettini, presidente dell’associazione, conosciuto come “il pediatra col farfallino” – : i bambini e le famiglie hanno bisogno di nuove attenzioni, per questo vogliamo fare di più e studiare altri progetti per il futuro, per prendere per mano chi non riesce a farcela da solo».
«Non si tratta solo di fornire vestiti o beni materiali – aggiunge –, ma di rivolgere il proprio sguardo ai più fragili, a coloro che sono in difficoltà anche ad esprimere i propri bisogni, a chi non è a proprio agio a chiedere aiuto e tace di fronte alla difficoltà». E proprio decodificando i loro sguardi, si è deciso di fornire alle famiglie un supporto anche sul piano emotivo, grazie alla disponibilità di un’equipe dell’ordine degli psicologi.
Sotto un cocente sole di maggio e un cielo senza nuvole ho preso parte a una mattinata di festa, dove il lavorìo e l’andirivieni dei numerosi volontari hanno dato un’ulteriore pennellata di colore all’atmosfera gioiosa che si respirava. Vedere così tante persone che dedicano anima e corpo per trovare soluzioni concrete per chi si trova in difficoltà commuove. Prima del simbolico “varo” d’inaugurazione, si sono susseguiti i tanti sponsor che hanno appoggiato la nascita del Covo degli Orsi, a partire dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Ognuno di loro ha aggiunto una componente fondamentale a questo nuovo rifugio.
L’idea di questo progetto si fonda sulla volontà di supportare le persone durante il percorso di guarigione dei figli
Anche Cristian Longhi, ingegnere referente Rubner Holzbau, ha dimostrato il suo orgoglio per aver fatto parte della fitta costellazione di partner che hanno sostenuto questo progetto: «Oggi si inaugura questo nuovo “luogo sacro di accoglienza”, come l’ha definito il prof. Bruschettini in una recente nostra recente conversazione. Proprio questa definizione mi ha colpito e mi ha spinto a una riflessione».
Per una vicenda triste che l’ha colpito personalmente, Longhi ha toccato con mano quanta sofferenza può essere racchiusa tra le mura delle stanze del Gaslini. «Ed ecco allora il ruolo oggettivo che dovrebbero possedere questi ambienti: mitigare il dolore e la tristezza di chi li attraversa con un pizzico di benessere, il che non vuol dire solo offrire arredo o finiture di pregio».
«Il comfort abitativo si respira con i sensi, l’ambiente dev’essere leggero, salubre e silenzioso. Tutte queste caratteristiche sono intrinsecamente possedute dalle costruzioni in legno ed è proprio attraverso il nostro legno che ci auguriamo di poter dare un po’ di sollievo alle persone che frequenteranno queste camere». Il covo da qualche giorno è aperto: l’auspicio è che diventi un posto per tutti i genovesi.